.150.

Finalmente sono riuscito a trovare le mine 2B.
Non è semplice in un paese di provincia. Le uniche mine disponibili erano le medie HB, ma non si adattano molto al mio tratto di scrittura.
Le 2B sono più morbide, più scorrevoli, accompagnano la mia mano.

.149.

Sta tornando un vecchio dubbio, che credevo di aver messo da parte col tempo: penna o matita?
Mi sono ritrovato tra le mani un portamine comprato qualche anno fa, di dimensioni compatte, comodissimo da portare in giro.
E, ovviamente, ho ricominciato ad usarlo, trovandomi subito bene.
Adesso devo solo trovare delle mine da 0,7 mm 2B (le HB sono troppo dure per i miei gusti).

.141.

Ho sempre scritto in terza persona.
Qualunque cosa abbia deciso di scrivere, che fosse un racconto, un ambizioso romanzo, un resoconto, una descrizione, ho sempre usato la terza persona.
Trovando sempre innumerevoli difficoltà.
Specialmente nei dialoghi.
Perciò ho deciso di abbandonarla, questa terza persona. In fondo, chi è? chi la conosce?
Meglio l’egocentrica prima, centralizzante, un unico punto di vista, un’unica opinione.
Un’unica presenza fissa.

.112.

Sembrerà strano, ma nonostante sia arrivato alla veneranda età di 33 anni, ho ancora due grosse lacune grammaticali.
La prima è la sillabazione della S.
Tutte quelle parole in cui la S è seguita da una consonante, tipo DISPENSA, per quanto abbia ripetuto la regola, non mi entra, inutile, non c’è niente da fare.
Normalmente, per evitare di sillabarle esattamente nel punto della S, allargo o rimpicciolisco la scrittura, in modo tale che la sillabazione avvenga in un altro punto della parola.
Ma forse dovrò impararla sul serio, questa regola!
La seconda lacuna non è proprio grammaticale: non so scrivere la lettera N in stampatello maiuscolo!!!
Esce sempre uno scarabocchio che solo io sono in grado di decifrare, andando a senso. Ogni tanto provo a cambiare modo di scriverla, ma purtroppo è come con la prima lacuna: ormai profondamente cementata nel mio io, non vuole schiodarsi.
S e N: vorranno dire qualcosa?

.111.

Oggi ho riprovato a usare la stilografica in ufficio.
Me ne sono portata una economica, moooolto economica, senza marchio, formato piccolo, funziona solo a cartucce, quelle corte per giunta.
Inchiostro Pelican 4001 blu.
Non lo so cosa mi spinge a portarmi la stilografica in ufficio.
Sarà la passione per la scrittura, o pre gli oggetti propri della scrittura.
Ma è un esperimento che voglio portare fino in fondo.
Tempo fa portai già una Parker, ma durai poco, temevo di perderla, il pennino non era il massimo in quanto a scorrevolezza, e quindi decisi di riportarla a casa.
Ma questa volta, ci provo sul serio. Dovessi perderla, pazienza, l’ho pagata solo pochi euro.

paura

Spesso sono preso dalla paura.

Di scrivere.

Il motivo non lo conosco. O forse fingo di non conoscerlo.

Ho costruito una corazza interna, per proteggermi da tutto e da tutti.

E sono perfettamente consapevole della forza della scrittura. Lentamente, riuscirebbe a scalfirla, questa corazza, lentamente ma inesorabilmente, e riuscirebbe a farmi scoprire cose di me talmente profonde che non so ancora se ho la forza per sopportarle.

E quindi lascio libero sfogo alla paura, alla facile paura.

stilografica

a intervalli irregolari mi torna la voglia della penna stilografica.

Mi avvicino alla scrivania, ne scelgo una, la carico con la boccetta d’inchiostro, e ci scrivo per un po’, senza seguire un filo logico, ma solo per il piacere di sentire quel particolare rumore del pennino che scivola sulla carta, l’odore di inchiostro che entra in contatto con l’aria.

Non è importante ciò che scrivo, in certi momenti. Mi basta ripetere il gesto, sentirne il suono, aspirarne il sapore.

canovaccio

ho ritrovato sul computer un canovaccio che preparai qualche anno fa per un romanzo, ovviamente mai portato a termine.

Pensavo fosse molto meno completo, invece ci sono descritti 63 punti/capitoli, sebbene l’ordine cronologico sia vergognoso (sere che alla scena successiva si trasformano in pomeriggi, e cose del genere).

E tra l’altro, dato che c’ero, ho cercato anche il file del libro, stupendomi di averne scritto già 13 capitoli e aver lasciato a metà il quarto. Forse tra un po’ avrò molto tempo libero a disposizione, potrei sfruttarlo per riprendere la scrittura.

Anche se una volta che si abbandona, per riprendere ci vuole il doppio dello sforzo e del tempo. Ma tanto, il tempo non dovrebbe mancarmi