.109.

Stavo per scrivere l’ennesimo post triste, incomprensibile da fuori, continuando a crogiolarmi in quest’atmosfera tetra.
Come se così facendo riuscissi a dimenticare prima.
E invece deve essere il contrario.
Si volta pagina.
Da domani, torno a pubblicare normalmente.
Magari gli articoli non saranno radiosi, non sprizzeranno gioia, ma non dovranno essere più così tristi.
Si volta pagina.
Si deve voltare pagina.
Non c’è alternativa.

.108.

Ho abbandonato la corsa.
Ho abandonato la fotografia.
Ho abbandonato la scrittura.
Praticamente, è come se avessi deciso di abbandonare me stesso.
Nessuno mi costringe a farlo.
E’ tutto a portata di mano, devo solo indossare le Saucony e correre, prendere la macchina fotografica e scattare la mia visione del mondo, prendere una penna e un foglio di carta e lasciarmi andare.
Nessuno me lo impedisce.
Solo io stesso.

.107.

Bisogna andare avanti.
E’ inevitabile.
Non ha senso raccontare qui ciò che mi angustia.
C’è gente che ha molti più problemi di me, che non ha un lavoro, che ha perso parenti, amici, genitori, figli.
E’ successo anche a me, molti, troppi anni fa.
Non mi va di fare un discorso egoista.
Il dolore lo tengo per me.
Andando avanti.

.106.

Assente ingiustificato.
Lo ammetto, non ho avuto apparentemente buoni motivi che giusificassero il mio allontanamento dal blog.
Lo prendo come un periodo di riflessione e di approfondimento

.105.

“Che lavoro vorresti fare?”
Questa domanda mi ha lasciato interdetto.
Che lavoro mi piacerebbe fare?
Senza star lì a fantasticare, supponiamo di avere la possibilità immediata di poter scegliere quale strada prendere per cominciare un lavoro nuovo, avendo carta bianca: cosa mi piacerebbe fare?
Non sono ancora riuscito a trovare una risposta. Non ci ho mai pensato seriamente.
Fortunatamente ho sempre lavorato, e quindi non mi sono mai posto questo problema.
Ma, comunque, la risposta devo conoscerla.
Ci penserò.

.104.

E’ tutta una questione di estetica.
Non sarà comoda, non sarà funzionale in città.
Ma la bicicletta da corsa ha una sua eleganza che trascende da tutto questo.
E’ un fascino che proviene dal passato, dalle foto in bianco e nero, mi trasmette la sensazione di fatica, di sacrifici, ho sempre l’immagine della mano stretta sulla protezione in gomma passata sul manubrio, con tutto il resto sfocato.
Questione di affinità.
Questione di pelle.

.103.

Mai lasciare niente al caso.
Se si vuole migliorare in qualcosa, in qualunque cosa, bisogna concentrarsi, non trascurare nulla, non distrarsi neanche un momento, curare i particolari.
Sono i particolari che fanno la differenza, le scelte, le rinunce.
Come nel biliardo: palla su palla, tiro su tiro, birillo su birillo, non si può sempre attaccare, bisogna innanzitutto saper diferndere, mantenere il pieno controllo di tutto ciò che si fa.
Altrimenti, si può tranquillamente lasciar perdere

.102.

Apatia.
E’ questo il sentimento, stamattina.
Più che sentimento, direi emozione.
Apatia verso tutto, verso il lavoro, verso il paese, verso un piccolo dolore alle gambe.
Ma soprattutto apatia verso me stesso.
Verso i miei pensieri.
Vorrei poter cambiare canale e non sentirli, almeno per un po’.
Ma poi, non sarei più lo stesso.
Mi sentirei smarrito, nudo, perso in una stanza chiusa. E cercherei subito di rincorrerli, quei pensieri.