.183.

I 4 km ormai sono miei. Li ho corsi tre volte, sempre con i miei ritmi, ma credo di esserne ormai padrone. Il fisico risponde bene, le gambe arrivano e riescono anche a forzare un po’, alla fine. E, soprattutto, la testa non si arrende. Che, poi, come in tutte le cose, è sempre la cosa fondamentale, la testa.

E la ricompensa a tutto il sudore che sto buttando fuori, sentirmi dire da una coppia di amici: però, stai dimagrendo bene!!

.182.

Oggi pomeriggio altra uscita.
Percorso questa volta studiato a tavolino su gmap: campagne della zona, strada in parte asfalto, in parte sterrato. Sembrava perfetta. Tra l’altro, un percorso circolare lungo esattamente 3,5 km.
Ok, parcheggio e parto. Però, caldino oggi. Vabbè, che vuoi che sia? Il primo km corre via liscio, il secondo molto meno liscio. Bella la strada di campagna, uliveti, muretti a secco, grano. Ma alle 13.30 neanche un filo di ombra!!!! E nonostante siamo a ottobre, i 30 gradi si sentono tutti!!!!! Risultato: sono costretto a mollare intorno ai 2,8. Troppo caldo, non ho fiato. E tra l’altro, ho ancora meno energie dato che sono partito affamato. Faccio un pezzo camminando, riprendo a corricchiare, ricammino, ricorricchio. Che faticaccia. La prossima volta se fa tanto caldo corro di sera in paese. Eppure siamo a ottobre!! E di sicuro, mai più partenze con la fame. Devo trovare qualche alimento di facile assimilazione da mangiare poco prima di partire, per evitare cali di zuccheri o di energie.

.181.

Oggi avevo deciso di cambiare, di andare a correre in campagna, su strade bianche. Perciò prendo la macchina, e parto verso il percorso che avevo studiato su gmap, una vecchia proprietà militare abbandonata da chissà quanto, con vegetazione, vecchie costruzioni. Perfetta. Arrivo, e la prima entrata è accupata da una mandria di pecore al pascolo. Vabbè, poco male, mi dico, tutti hanno libero accesso qui, vado più avanti e entro dalla seconda entrata. Senonchè, la seconda entrata era stata chiusa con dei mucchietti di terra. Qualcosa non quadra. E tutto diventa ancora più strano quando noto un tizio su un trattore che stava arando all’interno dell’area militare. Ma come è possibile?
Vabbè, niente panico, piano B. Un boschetto praticamente di fronte. Giro per la strada che porta al boschetto, è noto che è completamente allagata. Che paese di merda!!!!!!!!!
Non ho alternative: troppo tardi per andare al mare, mi tocca andare sulla tristissima pista ciclabile, senza neanche un filo di ombra. Arrivo, ovviamente innervosito per il tempo perso, per il fastidio al polpaccio, per la congiuntivite. Parcheggio, cammino un po’, tempo che Endomondo si connetta al GPS, e parto. Il fastidio si fa sentire, ma poi mi ricordo che per il nervoso il lettore mp3 è rimasto in macchina!! Non posso tornare, avrei perso altro tempo, continuo, e non penso più al dolore, che intanto passa, concentrandomi solo sul passo e sul respiro. Arrivo alla fine della pista, faccio un giro di una piazzetta (finalmente un po’ di fresco) e riprendo la ciclabile. Il nervoso viene espulso insieme al sudore, più tempo passa più mi rendo conto che aumentando la stanchezza aumenta anche la serenità.
Allenamento finito col sorriso (stiamo parlando sempre di 3 km e mezzo, eh!), nervosismo passato, sensazione di benessere.
Che si può chiedere di più?

.180.

Rieccomi qui.

Piccola fase di sistemazione dei pensieri.

Ma sono tornato. E ho anche ripreso a correre!!! E con che entusiasmo!

Ieri mattina mi alzo con un forte mal di gola, naso gocciolante e brividi di freddo. IL RAFFREDDORE!!!!!

Ok, niente panico, che vuoi che sia? Vado di Vivincì e mi vesto più pesante, senza rinchiudermi in casa (tanto, che senso ha?). Fino alla sera i brividi aumentano. Ok, rientro e vado a letto con una coperta aggiuntiva.
Stamattina poche novità. Porca miseria, nel pomeriggio ho l’allenamento! Dai, fino all’una vedrai che sarà passato. Come no!
Ma non mi faccio loccare da un semplice raffreddore (secondo me ieri sera anche qualche linea di febbre): maglia termica, antivento, pantaloni da tuta lunghi, e parto.
Decido di non allontanarmi troppo da casa, non si sa mai, sento di essere deboluccio. Faccio un percorso che feci un paio di anni fa, ma poi abbandonai a causa di un simpaticissimo cane randagio molto “affettuoso”. Mi dico: dai, magari in questi due anni ha cambiato zona, mica può restare sempre lì, da solo, a controllare la zona. Faccio 300 metri, giro l’angolo e lo sento abbaiare. Ma in effetti in parte avevo ragione: non è più da solo. Anzi, lui si è alzato ma si mantiene a distanza. Mi si avvicina quello nuovo, due volte più grande.

Io fingo indifferenza, anche perchè è sicuramente più veloce lui. E secondo me lo sa anche, dato che non si preoccupa di tagliarmi la strada, ma comincia a inseguirmi e in tre falcate è in direzione di polpaccio. Parte all’attacco: cerca di mordermi il tendine, mi prende di striscio. A questo punto io comincio a camminare, sento la voce di una donna che richiama l’animale cercando di calmarlo, ma evidentemente il cagnolone mi trova simpatico! Finalmente si calma, ringrazio la signora e capisco che non è la padrona del cane, ma è un randagio di quartiere. Pazienza. Riparto. Prima piano, poi provo a riprendere il ritmo. Le gambe sono molli, me ne accorgo subito, il raffreddore mi ha trasmesso spossatezza. Finisco il primo chilometro, mi faccio coraggio, adesso mi tocca un giro di uno pseudo parco archeologico da fare due volte. Al primo giro sono al limite, so che dovrò fermarmi, praticamente sto poco più che camminando. Non posso farne a meno, a due terzi dell’allenamento mi fermo, e comincio a camminare. Sento il vento che pericolosamente sferza sul mio leggerissimo antivento, e sento che il sudore addosso mi si gela. Non è proprio l’ideale quando si è raffreddati. Non c’è tempo da perdere: riparto. Senza altre pause. Allenamento portato a termine. E magari fino a stasera il raffreddore scomparirà. E sarò in perfetta salute. O con la febbre!!!!!